Lettera aperta in vista del Natale

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Gianfranco Porcile

Noi di EcoistitutoReGe  vogliamo esprimere  tutta la nostra preoccupazione.

Nel nostro Paese si trova normale che nelle mense scolastiche i bambini delle famiglie extracomunitarie vengano discriminati: una decisione che è stata giudicata illegittima dalla magistratura, ma molto prima era stata condannata dall’etica e dal buon senso. Ci si entusiasma per la flat tax (che abbassa le tasse ai ricchi) e non ci si indigna per il fatto che l’evasione fiscale non viene minimamente scalfita. Il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, con tutta la sua comunità, aveva realizzato un esempio di democrazia accogliente: tutto è stato smantellato allo scopo di cancellare un’esperienza interetnica ed efficace che rappresentava un “pericoloso precedente”. Si guarda quasi con soddisfazione ad una politica che approva respingimenti e vessazioni contro i migranti. Si organizzano aggressioni ai “negri”, e poi se si viene scoperti si dice che è stata una semplice goliardata. Succede sempre più spesso che alcuni rifiutino   nei locali pubblici di farsi servire da dipendenti con la pelle scura. Si pretende il diritto di armarsi e di sparare ai ladri, come se la proprietà privata fosse più importante della vita umana. ONG (Organizzazioni Non Governative) serie e meritorie, come ad esempio Medici senza Frontiera, sono state costrette a rinunciare ai loro soccorsi nel mare Mediterraneo  mediante attacchi politici e cavilli giudiziari.

Tutto questo ci indigna e ci preoccupa.

E non è soltanto una nostra personale impressione. La recente analisi del CENSIS descrive la popolazione italiana in preda ad un  disagio profondo, un imbarbarimento che porta ad astio e rancore e talvolta ad odio nei confronti del diverso, dell’estraneo, dello straniero che viene visto con occhio ostile.

Se dal livello nazionale spostiamo il nostro sguardo sulla regione Liguria, i motivi di apprensione continuano ad esistere numerosi.

Dal dissesto idrogeologico di un territorio cementificato lungo le coste e abbandonato nell’entroterra, ad una inesistente politica dei Rifiuti che appare incapace di abbandonare la strada dei provvedimenti emergenziali, allo smantellamento della Sanità regionale pubblica, del quale l’assegnazione ai privati dei tre ospedali del ponente ligure, Albenga, Cairo Montenotte, Bordighera, è la  dimostrazione più grave e lampante.

Un altro motivo di preoccupazione ci viene dalla segnalazione dell’ultimo numero (dicembre 2018) della rivista Altreconomia (n.210, pag 20-21): le grandi dighe italiane di competenza statale hanno una età media di 62 anni; in Liguria le dighe sono 13 (61 milioni di metri cubi il volume totale di invaso dei serbatoi) con una età media  di 86 anni (dato più alto di tutte le regioni italiane). Un altro primato della nostra regione: la fascia di tutela di 150 metri dai corpi idrici, cioè dai fiumi, è impermeabilizzata per circa il 21% della intera superficie. La media italiana è del 7,6% ed anche qui la Liguria è quella con la % di impermeabilizzazione più alta tra tutte le regioni italiane.

Infine posando i nostri  occhi  sul livello cittadino genovese, dobbiamo constatare ancora una volta come la qualità di vita di Genova continui ad essere piuttosto bassa e certamente non soddisfacente.

Nella annuale classifica stilata da Legambiente “Ecosistema Urbano Legambiente” pubblicata in data 31 ottobre 2018 su Sole24ore Genova si piazza al 69° posto su un totale di 104 città capoluogo di Provincia, ed è ulteriormente scesa rispetto al passato.

Una delle situazioni peggiori riguarda la mobilità urbana (Genova praticamente non ha piste ciclabili) ed in particolare il parametro della incidentalità stradale: nella classifica dove la peggiore città si piazza all’ultimo posto, e cioè al 104°, Genova occupa il 97° posto. In un 2018 non ancora terminato i morti per incidenti stradali a Genova sono stati 23, mentre erano 18 nel 2017 e 15 nel 2016. E le vittime più numerose sono da cercare nelle cosiddette utenze deboli, cioè pedoni e ciclisti. Si tratta di vittime immolate sull’altare del dio automobile (a quattro ma anche a due ruote): un monumento triste all’autolesionismo e alla stupidità dell’uomo.

Questa situazione già drammatica è peggiorata dopo il crollo del ponte Morandi. Questo grave incidente rappresenta un vulnus tragico per la nostra città, che deve essere affrontato tenendo ben presenti due ordini di considerazioni:

1. Il crollo del ponte sul Polcevera non può essere affrontato e risolto soltanto con la mera ricostruzione di un nuovo ponte. E’ il segnale che il tipo di mobilità di Genova va ripensato in maniera radicale. Si trattava e si tratta di una modalità basata essenzialmente sul traffico privato su gomma, in particolare per il traffico portuale delle merci. Non è necessario andare lontano per trovare la via giusta: basta guardare Milano, dove sempre più persone si servono della metropolitana, e Firenze, dove sempre più cittadini usano il tram. Usque tandem?…

2. Effettivamente la questione del Morandi è per la città problema enorme che va affrontato con risorse ed impegno straordinari, ad iniziare dagli sfollati e dal doveroso risarcimento non soltanto economico verso un’intera vallata. Ma dobbiamo essere ben consapevoli che si deve assolutamente evitare il rischio, molto concreto, di monopolizzare attenzione e risorse sulla ricostruzione, trascurando i problemi cronici e /o preesistenti della città (gestione dei Rifiuti, inquinamento dell’aria e inquinamento acustico, tutela del Verde, dei parchi, dissesto idrogeologico, rapporto con l’entroterra, problema delle Periferie, disagio sociale, bullismo, accoglienza e solidarietà, …) L’elenco sarebbe lunghissimo ma dimenticheremmo sempre qualcosa di importante. Non vogliamo però dimenticare il problema, la vertenza che ci ha visto maggiormente impegnati in quest’anno che sta finendo: la battaglia contro l’inquinamento dell’aria e da rumore dovuto alle navi ormeggiate in porto, dove ancora una volta si dovrà coniugare insieme la parola lavoro con quelle di ambiente e di salute.

Questo impegno richiede la collaborazione ed il coordinamento di tutte le forze intelligenti e responsabili della città: istituzioni, cittadini, associazioni, comitati, ecc. Per questo Ecoistituto si è proposto come coordinatore “primus inter pares” di tutti coloro che si riconoscono nelle linee programmatiche di “Rinascimento Genova”.

La Partecipazione (che come ci ricordava Gaber è stretta parente della Libertà) soltanto partendo dalla Conoscenza scientifica   e passando per il Rispetto Democratico può arrivare ad essere efficace.

In conclusione

tra pochi giorni sarà Natale, ma quando denunciamo  dei diritti conculcati non lo facciamo per un malinteso buonismo che dura due settimane, bensì per quel senso di responsabilità, di jonasiana memoria, che ci impedisce di tacere e che abbiamo sempre in qualunque stagione.

Noi di  Ecoistituto difendiamo il paesaggio e gli alberi, ci battiamo per i diritti degli animali (noi diciamo “gli altri animali”) ma l’indignazione maggiore la proviamo quando ci troviamo di fronte ai diritti misconosciuti delle persone, dei poveri/e ed in particolare dei migranti in fuga dalla guerra e dalla fame,  in cerca di accoglienza nel nostro Paese. La stessa indignazione che proviamo quando vediamo che  la salute e la qualità di vita dei nostri concittadini  e concittadine vengono trascurate in nome di convenienze economiche o calcoli di mero consenso elettorale.

Chi vorrà lottare contro queste ingiustizie e per affrontare questi problemi ci troverà  sempre al suo fianco. La nostra unica arma è la Competenza scientifica, la nostra energia si chiama Volontà, la nostra unica forza è la Speranza, che è e sarà sempre alla base del nostro impegno e delle nostre scelte, per noi e per i nostri figli.

Gianfranco Porcile

A nome di Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova

Genova 17 dicembre 2018

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