di Federico Valerio (chimico ambientale)
Sorvegliata speciale è la stazione di monitoraggio di via Bari, presso la seconda fermata della funicolare di Granarolo, a 100 metri sul livello del mare, scelta da ARPAL per monitorare le ricadute delle emissioni portuali, con i primi fumaioli a 800 metri di distanza.
E qui, purtroppo, le cose non vanno affatto bene.
Durante trenta giorni di monitoraggio (dal 25 giugno al 24 luglio) sedici giorni hanno registrato concentrazioni giornaliere di biossido di azoto superiori a 25 microgrammi per metro cubo (limite sanitario raccomandato nel 2021 dalla Organizzazione Mondiale della Sanità) e per quattro giorni il biossido di azoto ha superato i 50 microgrammi per metro cubo, limite recentemente approvato dal Consiglio Europeo e che avrà valore legale, a partire dal 2030.
Questo significa che chi respira giornalmente concentrazioni di biossido di azoto a questi valori, a partire da 25 microgrammi per metro cubo, in base a solide evidenze scientifiche, ha una elevata probabilità di subire effetti sanitari, anche gravi.
Quindi dovrebbe essere evidente come sia necessario e urgente ridurre, alle fonti, le emissioni di biossido di azoto.
E poiché le diverse iniziative che, dati alla mano, possono eliminare il problema (elettrificazione delle banchine, tariffe portuali premianti le navi meno inquinanti, passaggio dal gasolio marino al gas naturale liquefatto…) vanno a rilento, la Rete delle associazioni di San Teodoro sta valutando di chiedere un incontro con l’onorevole Edoardo Rixi, affinché si faccia portavoce di queste istanze, non solo liguri, presso il governo Meloni.
no comment… povera genova