Mi sono occupata di rifugiati ambientali già nel 1992, sia perché seguivo il gruppo di lavoro ‘Terra nostra’ coordinato da Francesco Rutelli, sia perché come Icef affrontammo questa tematica così collegata con il danno ambientale. Il libro “Migrare in casa” di Virginia Della Sala ci riporta alla questione dei rifugiati ambientali a casa nostra. “Italia, terra di record e paradossi. Cinta a sud dal deserto e a nord dai ghiacciai, si trova nel cuore di un hotspot climatico, un’area dove il cambiamento climatico colpisce più duramente della media.” L’Italia è un Paese di migranti climatici, lo leggiamo nel libro attraverso le storie raccontate, come quella degli abitanti travolti da un’alluvione nel 1966, in provincia di Trento, o come quella delle esperienze degli emiliano-romagnoli che hanno dovuto abbandonare le loro terre nel 2023, o ricordando l’esondazione del Bisenzio in Toscana, o ancora l’alluvione nel cuore delle Marche. Il consumo di suolo cresce senza sosta, mentre alluvioni, frane, tempeste, incendi e siccità devastano il territorio. Cementificazione, siccità, dissesto idrogeologico hanno effetti devastanti sia nei piccoli paesi che nelle grandi città, soprattutto in periferia. Le aziende colpite raramente riescono a ripartire, agricoltori e allevatori sono in ginocchio, il turismo di montagna è a rischio per la mancanza di neve e i litorali sono erosi dall’innalzamento del livello dei mari. In migliaia sono costretti ad abbandonare casa e lavoro, in cerca di un nuovo luogo dove ricominciare. Sono i nuovi migranti, i rifugiati climatici: italiani in fuga da fenomeni distruttivi ed eventi meteorologici estremi dovuti alla crisi climatica. Dove vanno a vivere? Quali sono le prospettive per chi non ha più una casa? E per chi lavorava a stretto contatto con il territorio? Il resoconto della ricerca dal titolo “Rapporto sullo stato di rischio del territorio italiano”, presentato nel 2023 da Ance e da Cresme, e’ illuminante. L’inchiesta di Virginia Della Sala, pubblicata da Edizioni Ambiente, nel 2024, nell’ambito della collana VerdeNero, dimostra che il fenomeno della migrazione climatica, in genere associato solo a luoghi lontani, in particolare l’Africa, è già una realtà nel nostro Paese. Il cambiamento climatico sta distruggendo l’Europa meridionale, con conseguenze sul turismo, sulla vivibilità delle città, per non parlare dei morti che si lascia alle spalle. Come a livello internazionale lo status di rifugiato ambientale non ha ancora un riconoscimento a livello giuridico, così solo nel 2023, dopo 57 anni, vi è stato un primo riconoscimento giuridico di Marzio Maggi quale vittima dell’alluvione di Firenze nel 1966. Come leggiamo nel testo, in Sicilia, nel 2024, tremila pazienti sono stati a rischio dialisi, per il problema della siccità. Accanto alle migrazioni climatiche anche le coltivazioni di frutta e verdura migrano a quote più alte, con pesanti conseguenze sull’agricoltura. Le aziende migrano e si portano con sé crisi economica ed occupazionale. Il libro è interessante perché, accanto a considerazioni tipiche di un testo di saggistica, dà spazio a racconti vissuti. Nell’ultima parte si prospettano soluzioni importanti per il futuro, che potrebbero costituire modelli virtuosi, replicabili. Anche l’analisi degli strumenti messi in campo dalle istituzioni come il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) o il PNACC (Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici) o del PNRR ne evidenzia le profonde criticità. In particolare, il PNRR si è rivelata un’occasione mancata, soprattutto dopo le modifiche subite (sono stati tolti 1 miliardo e 300 milioni per il dissesto idrogeologico, 110 milioni per il verde urbano ed extraurbano, solo per citare le più importanti). Come ricorda nella postfazione Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, la transizione ecologica deve accelerare, altrimenti la crisi climatica ci travolgerà.
Pinuccia Montanari
