Il nucleare in Italia non è una soluzione sostenibile: rischi, costi e alternative reali

Il convegno “No reattori nucleari a fissione contaminanti”, tenutosi nel marzo 2025, ha rappresentato un momento cruciale di riflessione e analisi sul futuro dell’energia nucleare in Italia sulla proposta di reintroduzione del nucleare in Italia. Con relazioni di esperti, giuristi, scienziati e attivisti, l’incontro ha smascherato la retorica del cosiddetto “nucleare sostenibile” e rilanciato l’urgenza di una mobilitazione civile informata e partecipata.

(Leggi anche “Il nucleare pulito non esiste” sul sito di Ecoistituto ReGe).
(Leggi il rapporto di Greenpeace sul nucleare “sostenibile”).

🗕 Linea del tempo dei referendum sul nucleare in Italia

  • 1987 – Primo referendum:
    Interruzione del programma nucleare dopo Chernobyl.
  • 2011 – Secondo referendum:
    Stop alla ripresa del nucleare dopo Fukushima.
  • 2025 – Proposta di rilancio:
    Reintroduzione del nucleare tramite SMR, osteggiata dalla società civile.

Didascalia: La linea del tempo mostra le principali tappe dei referendum sul nucleare in Italia, evidenziando la volontà popolare di abbandonare questa tecnologia in favore di alternative più sicure e sostenibili.

☢️ Il ciclo delle scorie radioattive

  • 1. Produzione:
    La fissione nucleare genera scorie altamente radioattive, calde e instabili.
  • 2. Stoccaggio temporaneo:
    Le scorie vengono conservate in piscine o contenitori speciali in attesa di trattamento.
  • 3. Smaltimento:
    Le scorie ad alta attività devono essere isolate in depositi geologici profondi.
  • 4. Sorveglianza:
    Richiede monitoraggio costante per secoli o millenni, a garanzia della sicurezza ambientale.

Didascalia: Questa infografica mostra le fasi del ciclo delle scorie radioattive, evidenziando l’impatto a lungo termine della fissione nucleare sulla salute pubblica e sull’ambiente.

⚖️ Confronto tra SMR e grandi reattori

  • Taglia:
    SMR: 50–300 MW
    Grandi reattori: oltre 1000 MW
  • Costi per unità:
    SMR: più alti per MWh a causa della mancanza di economie di scala
  • Numero richiesto per coprire la domanda:
    SMR: centinaia
    Grandi reattori: poche unità
  • Rischi logistici e di proliferazione:
    SMR: maggiori per via della diffusione sul territorio e del controllo decentralizzato
  • Gestione delle scorie:
    Problematica per entrambe le tecnologie: tempi di pericolosità millenari

Didascalia: Questa infografica confronta i reattori modulari di piccola taglia (SMR) con i reattori tradizionali, evidenziando criticità economiche, logistiche e ambientali spesso trascurate nel dibattito pubblico.

I rischi degli SMR (Small Modular Reactors)

Costi e logistica

Il fisico Angelo Tartaglia ha smontato il mito dei “piccoli reattori modulari (SMR)”, presentati come soluzione innovativa all’interno della cosiddetta “transizione energetica”, ma che in realtà nascondono gli stessi problemi strutturali del nucleare tradizionale. Si tratta di impianti con potenze simili a quelle degli anni ’60, con costi maggiori per unità di energia, e con infrastrutture complesse da gestire. La necessità di molteplici impianti diffusi sul territorio introduce anche una rete logistica complicata, anche per il trasporto dei carburanti fissili e delle scorie da immagazzinare, con trasporti speciali e scorte speciali moltiplicate per il numero elevato di tutti i piccoli reattori, che espone a maggiori rischi ambientali e di sicurezza, anche da possibili attacchi terroristici.

Proliferazione e sicurezza

Inoltre, la gestione delle scorie rimane un problema gravissimo e senza soluzione. I rifiuti radioattivi generati dagli SMR mantengono livelli di pericolosità per tempi che si estendono su scala millenaria. Inoltre, la diffusione di piccoli reattori aumenta il rischio di proliferazione nucleare, poiché per molti modelli di SMR vengono prodotti materiali fissili, difficili da tenere tutti sotto controllo, utili alla realizzazione di bombe atomiche, facendo crescere i rischi di conflitti nucleari, e della potenziale distruzione della civiltà umana.

Quadro giuridico e democrazia in pericolo

Violazioni costituzionali

L’avvocato Marco Grondacci ha illustrato i profili critici del disegno di legge delega sul nucleare, sottolineando come esso contrasti con i principi sanciti dagli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana, che tutelano l’ambiente, la biodiversità e la salute. Tali violazioni pongono interrogativi profondi sulla legittimità della proposta.

Indebolimento delle VIA e concentrazione dei poteri
Questo processo rischia di trasformare la transizione ecologica in un’iniziativa centralizzata, poco trasparente e potenzialmente autoritaria. L’indebolimento delle Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) e la marginalizzazione delle comunità locali nei processi decisionali rappresentano gravi minacce alla democrazia ambientale.

Un modello alternativo è possibile

L’alternativa, emersa chiaramente dal convegno, è un modello energetico fondato su comunità energetiche locali, fonti rinnovabili diffuse (solare, eolico, geotermico) ed efficienza energetica. Un approccio che unisce sostenibilità ambientale, partecipazione democratica e giustizia sociale.
(Scopri il potenziale delle comunità energetiche sul sito del GSE).

Conclusioni: informare, partecipare, mobilitarsi

Il convegno si è chiuso con un appello chiaro: è tempo di mobilitarsi. Attraverso la diffusione di **conoscenze scientifiche indipendenti**, l’attivazione di osservatori territoriali, il ricorso agli strumenti della **democrazia diretta** come i referendum, i cittadini possono (e devono) fermare una deriva pericolosa e affermare un futuro energetico pulito, sicuro e giusto.

Come ha ricordato Groucho Marx, citato da Tartaglia: “Perché dovrei preoccuparmi dei posteri? Cos’hanno mai fatto i posteri per me?”. Una battuta amara che oggi suona come monito. La responsabilità verso le generazioni future non è più rimandabile.

✊ Unisciti alla mobilitazione per un futuro rinnovabile, democratico e senza fissione.

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Slide di Angelo Tartaglia


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Slide di Pinuccia Montanari

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